Giovanni si presenta in seduta con il dubbio che lo tormenta: cosa fare di una relazione che sembra incepparsi ogni volta che tenta di fare un passo avanti. Non si tratta solo di incomprensioni quotidiane o differenze caratteriali, ma di qualcosa di più profondo e bloccante: l’ansia da prestazione sessuale.
Nel corso delle sedute, è emersa una storia articolata, fatta di progressi e ricadute, desiderio di vicinanza e paura dell’intimità, bisogno d’amore e difficoltà a lasciarsi andare.
Giovanni racconta in questa quarta seduta, che, dopo un inizio difficile, era riuscito a costruire con Serena un legame fatto di affetto e complicità. Eppure, ogni volta che tra loro si verifica un’intimità sessuale non soddisfacente, tutto viene rimesso in discussione.
Serena ha espresso più volte il pensiero che sarebbe meglio lasciarsi e vivere altre esperienze. Allo stesso tempo, non vuole ferire Giovanni, rimanendo così dentro una contraddizione relazionale che alimenta confusione e insicurezza.
Giovanni si sente sotto esame, costantemente messo alla prova. La loro relazione è ferma: non hanno ancora conosciuto le rispettive famiglie, non hanno compiuto quei passi “di crescita” che ci si aspetta a una certa età. Serena non ha mai voluto approfondire quei gesti simbolici che segnano un’evoluzione del rapporto.
Nonostante tutto, Giovanni parla di amore. Ammette di soffrire, ma vuole investire ancora in questa relazione.
Il disagio si manifesta anche nel confronto tra ciò che Giovanni è e ciò che Serena vorrebbe che lui fosse. Serena gli ha detto di desiderare un uomo più sicuro, forte, sessualmente deciso. Eppure, ciò che apprezza maggiormente in lui è la sua sensibilità, la sua attenzione, la sua dolcezza.
Giovanni sa di non incarnare l’ideale fisico o comportamentale a cui Serena era abituata con il suo ex, ma sente che il suo valore sta nella profondità del legame, nella disponibilità emotiva che è in grado di offrire. Tuttavia, quando Serena lo confronta con modelli passati, quando ironizza o sottolinea insicurezze (come l’uso della canottiera intima), il senso di inadeguatezza prende il sopravvento.
Gli episodi di intimità sessuale finiscono spesso in incomprensioni. Giovanni racconta che, in un’occasione, dopo una battuta di Serena, ha perso l’eccitazione e si è chiuso. Tentativi successivi di ripresa si sono infranti contro il muro del disagio reciproco, rendendo il contatto ancora più difficile.
Il rapporto con la madre e il peso dell’autonomia
Un nodo importante emerso nel percorso riguarda il rapporto tra Giovanni e la madre. Nonostante si senta indipendente nelle scelte quotidiane, vive ancora con i genitori e Serena percepisce questo come un potenziale segnale di dipendenza.
Giovanni ha raccontato come anche piccoli gesti della madre – come mandargli un messaggio per la cena – vengano interpretati da Serena come sintomi di condizionamento. Questo la spaventa, probabilmente a causa di esperienze precedenti: con il suo ex, ad esempio, si è sentita messa da parte a favore della madre di lui, vissuta come una figura invadente e competitiva.
La paura che ciò si ripeta con Giovanni è forte e la porta a iperanalizzare ogni gesto. Giovanni, però, sostiene di sentirsi capace di scegliere da sé, anche contro il parere materno, e afferma che il suo desiderio è costruire qualcosa con Serena.
Il desiderio di cambiamento
Giovanni ha espresso più volte l’intenzione di andare a vivere da solo, come primo passo verso una piena autonomia. Tuttavia, riconosce che, al di là degli aspetti pratici, ci sono paure interiori che lo frenano: la solitudine, l’idea di non farcela da solo, l’insicurezza nel fare un passo così grande.
La difficoltà a concretizzare questa scelta diventa un simbolo di un movimento più ampio che ancora fatica a compiersi: quello della separazione emotiva dalla figura materna, della crescita adulta, dell’assunzione di piena responsabilità affettiva e sessuale.
Il significato del sintomo
Durante il percorso, abbiamo lavorato sull’ipotesi che il sintomo sessuale – pur creando frustrazione – abbia una funzione.
Mantenere una relazione “in bilico”, mai pienamente soddisfacente o realizzata, può permettere inconsciamente a Giovanni di non abbandonare del tutto il ruolo di accudito, mantenendo un legame profondo con la madre.
Il sintomo sessuale, da questo punto di vista, agisce come una sorta di freno: rallenta l’evoluzione della relazione, protegge da un cambiamento troppo rapido, concede tempo. È una difesa, non volontaria né consapevole, ma comunque funzionale.
Allo stesso tempo, nella relazione con Serena si gioca un’altra dinamica importante: Serena fatica ad accogliere pienamente la sensibilità di Giovanni, pur essendone attratta. Vive un’ambivalenza tra il desiderio di protezione e la necessità di sentirsi desiderata fisicamente da un uomo più deciso. Questo crea frizioni, insoddisfazioni e un senso di disallineamento che alimenta il ciclo del sintomo.
Conclusioni
Il caso di Giovanni ci mostra come, dietro a una difficoltà sessuale, si nascondano spesso temi più ampi: identità, autonomia, modelli affettivi interiorizzati, aspettative, paure.
Il sintomo non è mai isolato, ma inserito in una rete complessa di significati. In terapia, lavorare su questi livelli permette non solo di trattare la manifestazione esterna del problema, ma anche – e soprattutto – di accompagnare la persona verso una maggiore consapevolezza, libertà e possibilità di scelta.
Giovanni ha mostrato una volontà chiara: quella di non arrendersi, di restare nella relazione e di migliorarsi. Questo desiderio è la leva su cui lavorare per costruire, passo dopo passo, una nuova modalità di essere in relazione – con Serena, con la madre, e soprattutto con sé stesso.
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