Ansia da prestazione: il percorso terapeutico di Giovanni

Sessualità e disfunzioni sessuali

L’ansia da prestazione non è solo un problema fisico: è un sintomo che racconta emozioni, paure e dinamiche relazionali profonde. Nel primo episodio del podcast Nella stanza di psicoterapia ci addentriamo nella storia di Giovanni, un uomo che affronta l’ansia da prestazione in una fase delicata della sua vita affettiva. Un racconto che diventa l’occasione per comprendere come la psicoterapia possa aiutare a decifrare il linguaggio del corpo e favorire un cambiamento autentico.

Ansia da prestazione e il corpo che blocca l’intimità

Giovanni ha poco più di trent’anni, una carriera stabile e una relazione appena iniziata che per lui rappresenta qualcosa di serio e importante. Tuttavia, proprio quando la relazione inizia a strutturarsi, emerge una difficoltà ricorrente: l’ansia da prestazione prende il sopravvento e compromette la sua vita sessuale.

Durante i momenti di intimità, Giovanni sperimenta eccitazione e desiderio nei preliminari, ma perde l’erezione al momento della penetrazione. Questo evento diventa fonte di vergogna, frustrazione e senso di inadeguatezza. Il suo corpo sembra tradirlo, ma in realtà sta parlando. Sta esprimendo qualcosa che Giovanni, ancora, non riesce a dire.

Ansia da prestazione e dinamiche relazionali

Nel lavoro terapeutico emerge quanto l’ansia da prestazione sia legata alle dinamiche di coppia. La partner, Serena, è una donna strutturata e pragmatica, con aspettative chiare. Giovanni, invece, tende a evitare i conflitti e a non esporsi. La loro relazione diventa il campo di battaglia tra due stili opposti: da una parte la richiesta di concretezza, dall’altra il timore del giudizio e il bisogno di non deludere.

Il risultato è un vissuto di sbilanciamento, dove Giovanni sente di dover “essere all’altezza” senza avere gli strumenti per esprimere i propri bisogni. L’ansia da prestazione diventa così la manifestazione somatica di un conflitto relazionale irrisolto.

Il sintomo sessuale come messaggio nascosto

Un punto chiave del lavoro terapeutico è il riconoscimento del sintomo come messaggio, non come ostacolo. Giovanni ha già escluso cause organiche e anche il farmaco (Cialis) non ha risolto la situazione. È questo fallimento farmacologico a spingerlo verso una lettura più profonda: l’ansia da prestazione è il modo con cui il corpo parla del suo disagio interiore.

Il terapeuta accompagna Giovanni a esplorare la propria storia, i propri schemi relazionali, il legame tra sessualità e paura del rifiuto. Solo entrando in contatto con le proprie emozioni è possibile trasformare la vergogna in consapevolezza e ridefinire il significato della difficoltà sessuale.

Ansia da prestazione: una questione di identità e aspettative

Durante i colloqui emerge che il sintomo non è isolato, ma si inserisce in una più ampia difficoltà nel gestire le aspettative – proprie e altrui. Giovanni ha interiorizzato l’idea che deve “funzionare”, deve “dare piacere”, deve “essere all’altezza”. Ogni deviazione da questo copione lo destabilizza. L’ansia da prestazione, in questo quadro, non è solo un problema sessuale: è il riflesso di un’identità che fatica a sostenersi nella relazione autentica.

Il percorso terapeutico diventa lo spazio per mettere in discussione queste convinzioni, per imparare a distinguere tra desiderio e dovere, tra ciò che si sente e ciò che si “deve fare”. È una riscoperta di sé, del proprio corpo e del proprio diritto all’imperfezione.

Conclusioni: l’ansia da prestazione come porta d’ingresso al cambiamento

La storia di Giovanni mostra come l’ansia da prestazione, lungi dall’essere solo un ostacolo da eliminare, possa diventare un’opportunità preziosa di crescita. Attraverso il lavoro psicoterapeutico, è possibile trasformare il sintomo in un alleato: un segnale che guida verso una maggiore consapevolezza di sé, delle proprie relazioni e delle proprie emozioni.

Se anche tu ti riconosci in queste dinamiche, sappi che non sei solo. L’ansia da prestazione si può comprendere, affrontare e superare. Con il giusto supporto, anche un sintomo può diventare il primo passo verso un cambiamento profondo.

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📘 Tratto dal libro Liberare la passione – la storia di Giovanni di Matteo Radaelli e Alfonso Panella.

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