Quando la pressione uccide il desiderio
Giovanni torna in seduta con la sensazione che qualcosa, finalmente, stia cambiando. Dopo settimane di tensioni e silenzi, nella sua relazione con Serena è emerso un nuovo modo di affrontare le difficoltà.
Non è cambiato il cosa – la sfida è ancora lì, quella legata alla sfera sessuale – ma è cambiato il come: non più solo frustrazione, non più solo giudizio, ma un primo tentativo di ascolto reciproco.
Giovanni racconta che, nei momenti di intimità in cui l’eccitazione viene meno, Serena ha smesso di reagire con rabbia o minacce. Ha iniziato invece a mostrarsi presente, a usare il contatto fisico in modo affettivo, accogliente. Coccole, baci, petting. Gesti che hanno riacceso il desiderio dove prima c’era solo il senso di fallimento.
La svolta sembra essere questa: spostare il focus dal risultato alla connessione.
Il peso dell’aspettativa e il bisogno di libertà
Nella seduta, Giovanni riflette su quanto l’ansia da prestazione fosse alimentata dalla pressione di dover riuscire. La paura del fallimento lo portava a vivere ogni incontro sessuale come un test. Ma oggi sente che, proprio quando l’aspettativa viene meno, l’eccitazione può tornare spontaneamente.
Anche un semplice “no” da parte di Serena – come il rifiuto di fare sesso in un dato momento – ha avuto un effetto inaspettato: ha acceso in lui desiderio, invece che insicurezza. Il confine diventa quindi un elemento erotico, non una barriera.
Questo nuovo equilibrio consente a Giovanni di esprimere il proprio desiderio senza sentirsi obbligato a soddisfare quello dell’altro. Una differenza sottile ma decisiva.
Serena continua a vivere la relazione con cautela. Non ha ancora voluto presentare Giovanni ai suoi genitori, e quando gli amici le chiedono chi sia lui, risponde che si stanno ancora frequentando.
Giovanni, da parte sua, ha accettato questa fase. Dice di aspettare il momento in cui sarà lei a voler fare un passo in più, ad esempio invitarlo a conoscere la famiglia. Solo allora, sentirà che la relazione ha preso una forma più definita.
Intanto, iniziano a emergere segnali di apertura: Serena lo ha invitato alla festa di compleanno di un’amica, permettendogli di avvicinarsi al suo mondo. Lui l’ha vissuto come un primo segnale di fiducia, un riconoscimento importante.
Il tema dell’autonomia e il legame con la madre
Resta però un nodo profondo da sciogliere: Giovanni non è ancora uscito di casa. Dice di volerlo fare, ma riconosce che spesso ha usato ansie, malesseri e preoccupazioni come alibi per rimandare.
La madre, con cui ha un rapporto stretto, è una figura che lo ha sempre “accudito”, anche nei piccoli gesti – come il preoccuparsi se indossa o meno la canottiera. Una preoccupazione materna apparentemente banale, ma che simboleggia il senso di condizionamento e l’impossibilità di scegliere in autonomia anche le cose più semplici.
In questo contesto, la sessualità diventa ancora una volta il luogo dove si giocano le tensioni: se uscire di casa significa separarsi, crescere, diventare “adulto”, allora il sintomo sessuale può servire inconsciamente a rallentare questo processo.
Nel corso della seduta, emerge anche un quadro familiare più ampio.
Il padre di Giovanni, pensionato, è spesso impegnato con la madre anziana, lasciando la madre di Giovanni sola a gestire molte delle dinamiche domestiche. La figura materna, pur partecipando agli hobby familiari, sembra aver vissuto un certo grado di solitudine. Giovanni, forse anche per questo, ha sviluppato un legame molto stretto con lei, nel tentativo di colmare quel vuoto.
La cura dell’altro è un valore profondamente radicato sia nella famiglia paterna che in quella materna. Questo ha generato ruoli fortemente delineati tra chi accudisce e chi viene accudito, ruoli che oggi Giovanni si porta dietro nelle relazioni adulte.
Le fragilità di Serena
Anche Serena porta con sé le proprie insicurezze.
Nel lavoro si sente sottovalutata e spesso relegata a mansioni da tirocinante, pur avendo la stima del titolare. Il contesto competitivo e il desiderio di dimostrare il proprio valore la mettono sotto pressione. È una persona ansiosa, e l’ambiente lavorativo la amplifica.
Nella relazione precedente, Serena ha vissuto una competizione indiretta con la madre del suo ex partner. Una competizione che ha portato alla rottura definitiva, quando il ragazzo si è rifiutato di accettare un compromesso abitativo per restare vicino alla madre.
Giovanni, ascoltando questa storia, inizia a comprendere meglio la cautela di Serena, il suo bisogno di conoscere tutto di lui prima di lasciarsi andare completamente.
Un nuovo equilibrio possibile
La terapia ha permesso a Giovanni di riconoscere le dinamiche inconsce che agiscono nei suoi comportamenti. Ha compreso come il sintomo sessuale non sia solo un ostacolo, ma un segnale. Una forma di difesa, una richiesta di tempo, una spinta al cambiamento.
Il rapporto con Serena non è ancora risolto, ma qualcosa si è mosso.
C’è più dialogo, più disponibilità, più consapevolezza. Giovanni non parla più del problema sessuale come qualcosa che lo definisce, ma come una difficoltà su cui stanno lavorando insieme.
Ha iniziato a parlare con Serena delle sue fragilità, senza sentirsi per questo meno uomo. E lei ha smesso di metterlo alla prova, offrendo invece comprensione.
Conclusioni
Questa puntata ci mostra come, anche in una relazione complessa, siano i piccoli cambiamenti a fare la differenza.
Giovanni e Serena non hanno ancora trovato la formula perfetta, ma hanno smesso di cercarla. Hanno iniziato a cercarsi, semplicemente.
A riconoscersi come due persone imperfette, ma disposte a camminare insieme, un passo alla volta.
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